La storia

A metà della passeggiata reale – ovvero l’unico itinerario completamente porticato creato per consentire ai reali di raggiungere la sponda del Po – nell’omonimo Palazzo degli Stemmi si trova la Farmacia degli Stemmi. Storicamente rilevante per i locali che conservano arredi eclettici datati 1850, opera della bottega di Gabriele Capello detto il Moncalvo, insigne ebanista torinese fondatore delle Scuole Operaie San Carlo.

GLI ARREDI

L’impronta dell’arte del Moncalvo appare evidente nell’impianto generale dell’arredo e nella maestria dell’intaglio delle superbe colonne che scandiscono il perimetro della farmacia. I progetti ed i preventivi per la realizzazione dei lavori — conservati in originale presso gli archivi storici municipali — ci presentano un progetto diverso da quello effettivamente realizzato, ma é quasi certo che furono limitate le modifiche eseguite nel tempo all’impianto originario. L’arredo, dopo i restauri esguiti alla fine degli anni ’80, si presenta in una veste molto simile a quella dell’epoca della sua realizzazione, ad eccezione del pavimento ligneo in noce, ciliegio e castagno probabilmente sostituito nei primi anni del 1900 con l’attuale pavimento a marmette veneziane.

LA NASCITA ED IL REGIO OSPIZIO DI CARITÀ (1692-1886)

La Farmacia degli Stemmi si trova sin dalle sue origini all’interno del palazzo edificato nella seconda metà del seicento come sede definitiva del Regio ospizio di Carità ed oggi conosciuto come Palazzo degli Stemmi. Sulla soglia in marmo del portale d’ingresso é riportata in caratteri di piombo, come data di fondazione, l’anno 1732. In realtà la presenza della farmacia é documentata all’interno dell’ospizio almeno sin dal 1692 — anche se con tutta probabilità non nei locali attuali — con prevalente finalità di assistenza ai ricoverati ma verosimilmente aperta anche al pubblico esterno.

PALAZZO DEGLI STEMMI ED IL REGIO OSPIZIO DI CARITÀ

Palazzo degli Stemmi è l’attuale denominazione di un complesso di edifici ideati su schema del Castellamonte e costruiti tra il 1683 ed il 1697 “in un sito ove era (al di fuori delle mura della città) ai tempi di Emanuele Filiberto la posta dei cavalli ed ove fu poi una casa di delizie del duca Amedeo di Savoia”.
Vittorio Amedeo II, riprendendo un editto di Carlo Emanuele I che prevedeva la fondazione di uno “spedale ove ricoverare i mendicanti sani ed infermi”, con regie patenti del 30 settembre 1682, destina alla costruzione dell’ospizio i terreni compresi nell’isola di San Maurizio — l’attuale ubicazione.
Il ricovero degli ospiti, provenienti da strutture già esistenti in altri luoghi della città, avviene mano a mano che gli edifici vengono completati.
La struttura risulta pienamente operativa a partire dal 1697 anche se l’edificio subisce ulteriori trasformazioni per adeguarlo al nuovo assetto urbanistico previsto per la via Po. Il Regio Ospizio di Carità viene inaugurato il 7 aprile 1717 con una solenne cerimonia. Sulla facciata del palazzo prospiciente via Po, al di sopra delle arcate del porticato della passeggiata reale sono presenti 24 stemmi in stucco armato in legno, opera di maestri luganesi e comacini, appartenenti alle famiglie dei benefattori della Compagnia di Carita e delle istituzioni cittadine. Fra gli altri, gli emblemi della Compagnia di San Paolo e della Città di Torino.
Al centro del palazzo, ornamento del sopra portico in corrispondenza dell’ingresso principale, risalta la plastica composizione in cui l’emblema di casa Savoia, contornato da morbidi panneggi, si accompagna ad armoniose figure, allegorie della carità.

LA NASCITA DELLA FARMACIA DEGLI STEMMI

Negli archivi storici della città di Torino si conserva un documento, datato 10 maggio 1717, che rappresenta il primo atto ufficiale relativo alla Farmacia degli Stemmi. In esso vengono definiti obblighi, mansioni ed emolumenti del futuro direttore della spezieria, tale Pietro Gerbone, nonche del “primo giovane” aiutante, Pietro Bongiovanni, destinato alla successione del primo “in caso di morte o altro”. Da questo documento risulta con evidenza che l’attività della farmacia nei primi decenni del 1700 é rivolta esclusivamente agli ospiti dell’ospizio di carità.
Solamente nel 1732, con l’acquisto da parte della Compagnia di Carità di una delle licenze istituite con regie patenti allo scopo di soddisfare le esigenze createsi con l’incremento della popolazione urbana, la Farmacia del Regio Ospizio di Carità venne aperta ufficialmente anche al pubblico esterno.

LA GESTIONE PRIVATA E L’ALLEANZA COOPERATIVA TORINESE (1886-1987)

Nella seconda metà dell’ottocento emerge, per il Regio Ospizio di Carità, la necessità di uno spostamento da Palazzo degli Stemmi alla nuova sede di corso Unione Sovietica — realizzata su progetto di Crescentino Caselli, allievo di Alessandro Antonelli — ove la congregazione assume la nuova e definitiva denominzazione di Ospizio di carità dei Poveri Vecchi. In tale circostanza viene decisa l’alienazione della farmacia e la sua cessione a privati tramite bando indetto nel 1886.
 

LA FARMACIA N°7 DELL’ALLEANZA COOPERATIVA TORINESE

Diversi titolari si succedono alla guida della farmacia sino al 1926, anno in cui viene acquisita dal ramo farmaceutico dell’Alleanza Cooperativa Torinese, ente morale, assumendo la denominazione “A.C.T. n°7”.
A quell’epoca il ramo farmaceutico dell’A.C.T. era costituito da 7 farmacie, un magazzino generale per l’approvigionamento dei farmaci ed un laboratorio galenico comune presso il quale venivano realizzate specialità medicinali a marchio A.C.T. oltre a numerosissimi prodotti specializzati per l’igiene della bocca e delle pelle particolarmente apprezzati dal pubblico e di cui ancora oggi giunge qualche richiesta.
Ancora oggi, nella Farmacia degli Stemmi, si conservano i formulari e alcune attrezzature provenienti dal laboratorio galenico dell’A.C.T. La sera di venerdì 1 giugno 1984 un’ordinanza di sgombero pone fine bruscamente all’attività della farmacia, ultimo esercizio rimasto aperto nel palazzo dichiarato pericolante a seguito dei lavori di restauro iniziati da alcuni anni. Il giorno successivo avviene il crollo che fortunosamente si arresta proprio al muro adiacente ai locali della farmacia, risparmiando così gli storici arredi del Moncalvo.
La sede farmaceutica rimane chiusa fino al 1987, anno in cui l’A.C.T. la riapre per cederla alla precedente proprietà che a sua volta cede a quella attuale a partire dal 1 settembre 2016.
In seguito al crollo del Palazzo degli Stemmi la farmacia cambia titolarietà, pervenendo a quella attuale: dopo alcuni anni nella sede provvisoria di via Rossini la farmacia torna nella sue sede storica.

 

I GIORNI NOSTRI (1987-2016)

In seguito al crollo del Palazzo degli Stemmi la farmacia cambia titolarietà: dopo alcuni anni nella sede provvisoria di via Rossini la farmacia torna nella sue sede storica.
Nel 1° settembre del 2016 la gestione viene ceduta a quella attualmente presente.

LA RIAPERTURA

“Vi ricordate del crollo del Palazzo degli Stemmi? Un momento nero nella storia recente della Torino artistica e monumentale, che riviviamo insieme con queste immagini. Era il (venerdì 2) giugno del 1984: sono passati 7 anni e la storia infinita di un restauro, che coincise purtroppo anche con una parziale distruzione, sembra essere arrivata quasi alla parola “fine”.
Il Palazzo degli Stemmi si sta rianimando: pochi giorni fa ha infatti riaperto i battenti la storica Farmacia degli Stemmi. Nel 1984 fu l’ultimo negozio a lasciare il palazzo, proprio poco prima del crollo, ed ora é il primo a ritornare alla normale attività.
La farmacia a quei tempi era dell’Alleanza Cooperativa rimase chiusa per una serie di problemi burocratici per circa 4 anni, poi trovò posto — come altri esercizi commerciali — nella stessa zona, in via Rossini.
La farmacia ha un particolare valore artistico anche per i bellissimi arredi che risalgono al 1850 e furono firmati dall’architetto Michela: gli anni di abbandono avevano peggiorato le condizioni già precarie delle scaffalature che dalla costruzione non erano comunque mai state restaurate. Per i farmacisti il recupero dei mobili non é stato semplice, una ditta specializzata ha dovuto restaurarli in loco.”